The Studio Hamelin Blog
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La lunga estate calda
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Giorni da 41 gradi, qui a Firenze, giorni di chiusura, riposo e riflessione. La città si è svuotata anche quest'anno, in Agosto, ma non tutti sono al mare o in montagna. Al terzo anno di guerra, molte cose sono cambiate. Ed è solo l'inizio.
Sappiamo già che molte aziende non riapriranno, a Settembre. I costi dell'energia, delle tasse e del personale sono assolutamente folli. Spesso ci stupiamo che ci siano ancora così tante aziende aperte, in Italia, che non solo resistono, ma che riescono a prosperare e procedere, nonostante tutto.
"Gli italiani non muoiono neanche se li ammazzi" diceva un nostro grande nemico, alcuni decenni fa. Ed infatti è così, anche se gli italiani di cui parlava sir Churchill erano differenti dagli italiani d'ora: più ignoranti, più poveri, più ingenui, ma fortissimi di 3000 anni di civiltà continua alle spalle. Gli italiani che resistevano, fra l'Unità d'Italia e la seconda guerra mondiale, erano ceppi straordinari, paragonabili solo agli antichi ulivi di Delfi e di Olimpia, che resistono da millenni a vento, fuoco e siccità.
Cinque secoli di guerre continue, cinque secoli di invasori e saccheggiatori - a partire dalla fine della Rinascenza, prima ben protetta dalla magia dei Medici e dei grandi maghi della Serenissima. Firenze cadde di fatto con la morte di Lorenzo, la Serenissima circa un secolo e mezzo più tardi, per ragioni geografiche e militari. L'esperimento non riuscito dell'innesto rosacrociano in terra barbara (Inghilterra) fu da quel momento nefasto per ogni popolo del pianeta. Quel fallimento, la fuga del re e della regina d'Inverno, lo paghiamo noi tutti, ancora oggi.
Abbiamo resistito per cinque secoli, ma sono stati cinque secoli da sudditi. Cinque secoli di separatezza, di difficoltà, di analfabetismo programmato. Eppure, nonostante il cappio dello straniero, sempre tenuto ben stretto al collo degli italiani, non solo abbiamo continuato a sopravvivere, ma siamo riusciti a procedere. Anche saccheggiati, sviliti, ben legati mani e piedi, nessuno è mai riuscito a fermarci. E settanta anni fa, dopo aver perso una guerra creata ad hoc per radere al suolo l'Europa (tempi simili a quelli odierni), abbiamo rialzato la testa ed abbiamo dimostrato, in meno di 20 anni, di essere sempre e nonostante tutto, il popolo migliore del mondo (boom economico anni '60-'70). Il più intelligente, il più geniale, il più umano, il più allegro, il più audace.
In questi giorni sto leggendo una splendida biografia di Michele Ferrero e mi sono capitati sotto agli occhi tanti articoli su Olivetti e Mattei. Si parla tanto di questi pionieri, perché stiamo vedendo l'esatto contrario applicato ad ogni settore produttivo e statale del paese. A partire dal 1992, ogni nostra ricchezza nazionale è stata svuotata o svenduta allo straniero (sì, sempre gli stessi di cinque secoli fa, con poche variazioni), a partire da IRI, Italgel, Autogrill, Telecom, in parte Enel ed Eni, Efim, IMI e tantissime banche nazionali molto floride. E' accaduto che alcuni concittadini eminenti siano stati incaricati di questa svendita che possiamo serenamente chiamare "saccheggio".
Iniziamo a dare i giusti nomi ai fatti e alle cose, per avvicinarci alla realtà. Ad oggi, dopo 30 anni, al nostro paese è rimasto poco. La struttura di micro-imprese che rende di fatto libero il paese è sempre più provata dalla stretta del credito (ovviamente apposita e prolungata), da tasse assurde e da una burocrazia statale organizzata apposta per distruggere la produttività invece che facilitarla. Gli italiani, a cui la cantilena dell'intellighenzia ha ricordato per decenni di essere "inferiori" al resto dell'Europa e dell'universo anglo-americano, erano riusciti invece a creare, dopo un durissimo dopoguerra fatto di fatica, lavoro e grandi sacrifici, uno dei comparti industriali ed artigianali più forti ed innovativi del mondo. Quinta potenza mondiale: un paese dalla forma di uno stivale con 31 lingue e centinaia di migliaia di varianti culturali, con una popolazione semi-analfabeta: ecco il nostro miracolo del '900! Ma questi dati, queste categorie mondiali sono parametri calvinisti: noi, infatti, prosperiamo grazie all'intelligenza e al cuore, non grazie a pirateria e schiavitù.
Sarà molto dura rialzarsi da questo trentennio di rapine nazionali, di svilimento delle menti, di impoverimento culturale e socio-economico, anche perché non si vedono all'orizzonte forze capaci di reagire all'oppressione secolare del nostro paese, ben governata dai vari viceré a noleggio. Non si vedono persone capaci di analizzare lucidamente gli antefatti storici, di valutare l'evoluzione geopolitica; non si vedono persone nemmeno capaci anche solo di leggere un bilancio, privato o pubblico che sia. Un popolo senza la matematica mercantile di base (di cui eravamo maestri nel Medioevo!), senza comprensione finanziaria alcuna, un popolo tenuto in uno stato infantile permanente dal nemico, purtroppo ha poche chances di potersi liberare.
Ma poche non sono nessuna. Non c'è nulla di peggio che spogliare della ricchezza un ex-povero, dice un antico adagio. Molte persone hanno visto la ricchezza per pochi anni, alcuni hanno goduto della ricchezza famigliare raccolta da altri. Ma questa spoliazione è avvenuta in fretta e solo ora, dopo la carcerazione collettiva del 2020, molti si stanno iniziando a rendere conto che non ce la fanno: non solo non riescono ad andare in ferie, faticano a pagare il ristorante e a mantenere l'auto e i figli, ma le spese obbligatorie sono diventate realmente insostenibili. Chi ha sperato fino all'ultimo di essere lasciato in pace (se avesse pensato ai fatti suoi!), sta iniziando a notare che, una dopo l'altra, tutte le fasce della media e piccola borghesia sono sotto feroce attacco. E i poveri crescono a milioni, in un paese che fino a 20 anni fa era fra i primi donatori di fondi per il Terzo Mondo, un paese che la povertà l'aveva davvero sconfitta - in poco meno di 30 anni.
Anno 2023: 12 milioni di poveri, 18 milioni di pensionati, 21 milioni di ore di cassa integrazione, 3,5 milioni di sussidi di base, 3,4 di NASPI. Sono dati tragici, specialmente perché sono dati che si leggono da poche parti e che pochissimi italiani conoscono. Cambierà qualcosa? Usciremo dal potere dell'oppressore secolare? Certamente. Basta PRENDERE COSCIENZA. E rispondere innanzitutto ad alcune domande.
Chi è il nostro primo nemico occulto da molti secoli?
Chi ci ha fatto accumulare ricchezze mobili ed immobili per portarcele via?
Per chi lavorano i viceré d'Italia di ogni partito politico o pseudo-politico?
Chi decide cosa viene pubblicato sui giornali e sulle televisioni?
Dove vengono fatte veramente le leggi che ci opprimono?
Chi è abituato da secoli a vivere di solo saccheggio e pirateria?
Chi ha organizzato l'unità d'Italia?
Bastano le risposte a queste prime sette domande, per iniziare un percorso di conoscenza della realtà della nostra nazione. Perché è vero che per prima è stata svenduta la grande industria pubblica; e poi è stata svenduta la grande e media industria privata; e poi sono state cedute le infrastrutture pubbliche; e poi è stata demolita la sanità pubblica (nata nel 1978 per volontà della grandissima Tina Anselmi); e poi sono stati strozzati gli artigiani e gli autonomi; e poi sono state polverizzate le micro-imprese; ed ora, sta per sparire l'intero settore alberghiero (9% del PIL nazionale); ma poi verranno anche i tagli alle pensioni e agli stipendi degli statali.
Perché un sistema senza equilibrio porta la sfortuna e la miseria a tutti, ma se lo fa piano piano, un pezzo alla volta, ciascuno pensa di poter sfuggire alla mattanza. Eppure siamo una comunità e se un pezzo cade, prima o poi cadrà tutto quanto. Siamo un'enorme tela a cui è stato tirato un solo filo: se non reagiamo tutti insieme, se rapidamente non fermiamo la mano che tira, tutti ci sfalderemo, prima o poi.
Italiani, il più grande popolo di tutti i tempi. Iniziate a studiare, iniziate a cercare, chiedetevi chi siete. Basta con le lagne, che i Borbone e i Savoia sono scomparsi e siamo finalmente repubblicani e formalmente liberi. Proviamo a salvarci, finché siamo in tempo.
Possiamo iniziare a farlo scoprendo chi siamo veramente. Cercate, studiate, imparate.
La ribellione comincia dentro la mente e dentro il cuore.
"La nostra battaglia infatti non è contro la carne e il sangue, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo tenebroso, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" - (S. Paolo, Ef 6,12)